lunedì 22 marzo 2010

venerdì 5 marzo 2010

Giancarlo Rossi - Scatti Dadaisti - Fascicolo

Fonte : http://www.repubblica.it/speciali/arte/recensioni/2010/01/15/news/alinari_parigi_firenze-1962421/
FOTOGRAFIA

Scatti dadaisti a Parigi

Revival di lusso al Museo Alinari
A Firenze, una mostra racconta la Villle Lumière negli anni Venti e Trenta. Cento immagini, tutte vintage prints, provenienti dalla collezione storica di Bouqueret, rivelano tra fotomontaggi e collage i deliranti viaggi nell'inconscio da Man Ray a Cartier-Bresson di LAURA LARCAN

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FIRENZE - Quando la fotografia era dadaista e surrealista. Quando l'obiettivo della macchina poteva competere con quadri, sculture, poesie e performance, immortalando bizzarrie da sogno, evocando deliranti viaggi nell'inconscio, o esplorando giochi illusionistici tra fotomontaggi e collage. Bastava la curvatura morbida di un corpo di modella in posa porno-soft immolata su un letto-altare, l'inquietudine delle lame di forbici infilzate su una maschera, il primo piano di un volto che sembra lentamente volatilizzarsi nel nulla o la coreografia enigmatica di diverse mani sovrapporte. Lo racconta la bella mostra "Parigi Capitale della Fotografia 1920-1940" ospitata fino all'11 aprile al Museo Nazionale Alinari della Fotografia sotto la cura di Marta Ponsa e Michaël Roulette, che nasce dalla collaborazione tra il Jeu de Paume di Parigi e la Fratelli Alinari Fondazione per la Storia della Fotografia.



Un piccolo gioiello espositivo che porta in Italia l'importante collezione dello storico della fotografia Christian Bouqueret (che ha cominciato a costruirla alla metà degli anni '70) per la prima rassegna esclusivamente dedicata alle ricerche fotografiche nella Parigi tra le due guerre mondiali. Quando la città era palcoscenico attraente e accogliente per gli artisti, una terra da conquistare e da cui lasciarsi "traviare", una meta per tanti affamati di vita e d'arte venuti per amore o per forza da tutta l'Europa. Fotografi, come scrive Bouqueret "ben spesso segnati da una doppia rottura: espatriati rompendo con un paese e giovani artisti d'avanguardia che rompono con una tradizione". E qui, la pratica fotografica si arricchiva di questa straordinaria mescolanza d'influenze.

A sfilare, un centinaio di opere, tutte vintage prints, scortate da documenti originali dell'epoca tra riviste e libri, firmate da circa quaranta fotografi, alcuni noti, altri meno ma tutti da riscoprire, che hanno animato la scena della capitale francese, capitale delle avanguardie storiche in tutti i settori artistici dove si consumavano con audacia e tenacia le ricerche di tanti aspiranti maestri dell'obiettivo, dai francesi come Florence Henri, Maurice Tabard, Roger Schall, Henri Cartier-Bresson, Emmanuel Sougez, Pierre Boucher ai tedeschi Erwin Blumenfeld, Marianne Breslauer e Ilse Bing, agli ungheresi Andrè Kertész, Rogi André, François Kollar, Gisèle Freund e Brassa, ai russi Hoyningen-Huene e Rudomine, fino agli americani Man Ray e Berenice Abbott. Come sottolineano i curatori, la mostra offre uno "sguardo colto e appassionato sulla ricchezza formale di questa nuova visione fotografica in Francia".



Una visione che si articola in quattro sezioni tematiche. Parigi stessa, icona di se stessa, luogo di ricerca e sperimentazione, luogo di esilio, rifugio e libertà, diventa protagonista dell'obiettivo tra chi la restituisce attraverso una visione pittoresca e commerciale, e chi come Brassaï, nel suo volume "Paris de nuit", "fa della notte una materia vivente e carnale da esplorare", per dirla con Bouqueret. Poi, l'oggetto fotografico, rappresentato dalla tecnica del fotogramma assai rivelatrice dell'epoca. Una sorta di scoperta sfruttata per dare corpo alle ricerche estetiche di maestri come Man Ray, Christian Schad, Tristan Tzara e Moholy-Nagy. "Il suo principio - scrive Bouqueret - consiste a posare direttamente sulla carta sensibile degli oggetti di cui la luce lascerà in bianco la traccia sulla carta illuminata. Si possono anche introdurre degli oggetti, dei pezzi di carta, ecc. e proiettare sulla carta sensibile questo gioco di ombre cinesi".

Accanto al fotogramma, l'estetica dell'oggetto estremizzata in quegli anni sfocia nella tendenza alla "nuova fotografia" degli oggetti, o meglio alla "Nuova Oggettività": oggetti familiari, banali o insignificanti appaiono magnificati dai virtuosismi fotografici dell'ingrandimento, dell'angolo ricercato del "photo shooting", delle illuminazioni o della ripetizione. Maestri ne sono Zuber, Sougez, Boucher, Kollar o Henri. L'oggettività si estremizza poi sotto l'influenza affabulatoria della scienza, e il microscopio diventa una terra di sperimentazione fotografica. Per esempio, "Jean Painlevé - racconta Bouqueret - figlio del famoso matematico e politico, trae dal suo lavoro di osservazione sui piccoli animali delle immagini al quanto strane, a volte di una rara bellezza e di una grande poesia". Dal realismo estremo alla sua manipolazione straniante, arriva la catarsi estetica del surrealismo che insinua i principi visionari e inconsci delle arti visive nella fotografia, in questo oggetto quintessenza della modernità. E la pubblicità fa il suo esordio, a suon di fotomontaggi, foto-collage, foto-disegni, foto-tipo e tutte le manipolazioni possibili in laboratorio.

Si chiude con la figura umana, dove il corpo deve fare i conti con tre tendenze del "nudo": "La prima è quella di un corpo sovversivo e sovvertito, fantasmagorico, corpo di carne e di desiderio, inquieto e trasfigurato: è il corpo surrealista - avverte Bouqueret - La seconda è quella di un corpo reificato, decostruito, frammentato e snaturato dall'inquadratura e dalla luce: è il modo che si avvicina più alla Nuova Oggettività. Infine, c'è il corpo apollineo, ossessionato dal modello greco, pura plasticità, attraversato dal mito della giovinezza trionfante, bramato da tutte le ideologie: è il corpo neoclassico".

Notizie utili - "Parigi Capitale della Fotografia 1920-1940" dal 14 gennaio all'11 aprile al Museo Nazionale Alinari della Fotografia Firenze, piazza S. M. Novella 14°.

Orario: 10 - 19, chiuso mercoledì.
Ingresso: Intero ? 9,00; ridotto ? 7,50; gratis bambini fino a 5 anni.
Informazioni: tel. 055.216310, www.alinari.it


giancarlo (salv)agente di cambio

Giancarlo Rossi - Caravaggio - rif. 9520

Fonte : http://www.repubblica.it/speciali/arte/recensioni/2009/12/27/news/da_caravaggio_a_vanvitelli_celebrazioni_barocche_a_napoli-1827101/
GRANDI MOSTRE
Da Caravaggio a Vanvitelli

Celebrazioni barocche a Napoli
La grande stagione, dal 1606 al 1750, in sei monumentali mostre per altrettante sedi: 500 opere tra dipinti, sculture, arti applicate, tesori mai visti e restaurati per l'occasione. E l'invito a gustarsi ben 51 itinerari a tema

di LAURA LARCAN

finanziere giancarlo cambio fascicolo agente rossi

"Cristo e la Samaritana" di Antonio de Bellis
NAPOLI - Un'impresa titanica più che una semplice mostra, quella di raccontare la grande stagione del Barocco a Napoli, che in termini cronologici significa ripercorrere più o meno centocinquantatre anni di arte dall'alba dei Seicento alla maturità del Settecento, in ogni possibile velleità e guizzo, dalla pittura alla scultura, dalle arti applicate, ai tessuti, ai gioielli. Ma è questo il senso coraggioso e ambizioso di "Ritorno al Barocco. Da Caravaggio a Vanvitelli" progetto culturale firmato da Nicola Spinosa soprintendente uscente al polo museale napoletano (che ha lasciato da poco il testimone a Lorenza Mochi Onori i) che fino all'11 aprile sfoggia sei monumentali esposizioni tematiche in altrettante sedi prestigiose della città tutta da riscoprire, mettendo in campo tra collezioni pubbliche (con prestiti illustri) e private cinquecento opere, molte delle quali restaurate per l'occasione, e sollecitando per il pubblico più curioso e stoico una rosa di cinquantuno itinerari tra centro e hinterland napoletano alla scoperta delle tracce barocche tra chiese, certose, collegiate, palazzi e musei regionali.

Un'operazione che punta a ripercorrere con scrupolo certosino i personaggi, i concetti, le idee e i fermenti artistici che hanno cristallizzato l'epopea barocca secondo due termini temporali precisi. Dall'autunno del 1606, che corrisponde al momento esatto dell'arrivo di Caravaggio a Napoli dopo la fuga da Roma per l'uccisione del caporione Ranuccio Tomassoni da Terni la sera del 28 maggio di quell'anno per una lite degenerata per un "giudizio dato sopra un fallo, mentre si giocava alla racchetta" in Campo Marzio. Alla partenza per la Spagna nel 1759 di Carlo di Borbone, raffinato figlio di Filippo V e di Elisabetta Farnese educato a Madrid, che aveva coinvolto nella Napoli dichiarata capitale del suo regno geni del calibro degli architetti Luigi Vanvitelli e Ferdinando Fuga con cui attiverà cantieri di dimensioni impressionanti proporzionati alla sua concezione di prestigio reale. Il progetto, come ci tiene a sottolineare Spinosa, vuole essere un omaggio ideale a Raffaello Causa soprintendente ai beni artistici di Napoli a venticinque anni dalla scomparsa, che tre famosi e emblematici eventi espositivi dedicò alla Napoli barocca (dal '79 all'84), cui oggi si "ritorna" alla luce di una serie di progressi conoscitivi conquistati nel corso degli ultimi trent'anni.

La mostra, infatti, come scrive nel catalogo Spinosa, non vuole documentare "la fitta successione di tendenze, situazioni e personalità diverse che per un secolo e mezzo segnarono la storia delle arti a Napoli, quanto, attraverso la presentazione di opere per lo più di recente acquisizione conoscitiva o mai esposte nella nostra città, generosamente concesse in prestito da raccolte private e da musei italiani e stranieri, concorrere a tracciare un affascinante percorso di storia e d'arte dal Caravaggio a Francesco Solimena e ai tardi esponenti dell'ultima stagione del barocco napoletano". Promossa dagli Amici di Capodimonte, la mostra è stato organizzata d'intesa con il Ministero per i Beni e le Attività Culturali, in stretta collaborazione con la Regione Campania e dei suoi Assessorati al Turismo e ai Beni Culturali.

Museo di Capodimonte. Due i percorsi allestiti, "Storie sacre e profane da Caravaggio a Francesco Solimena 1606-1747" e "Disegni da raccolte pubbliche e private". E' una passeggiata mozzafiato, per palati fini soprattutto. La parata di pitture danno il senso dell'atmosfera febbrile, opulenta e sperimentale che si respira a Napoli. Tra i due soggiorni di Caravaggio (1606 e 1609) la scena partenopea saluta la vecchia generazione di gusto tardomanierista per aprirsi alle novità portate dal Merisi. A partire dal grande Battistello Caracciolo che si lascia sedurre dal rigore naturalistico del Caravaggio per misurarsi con un'intensificazione drammatica delle scene attraverso i contrasti luministici. Scelte ardue e virtuosistiche che si ritrovano personalizzate in Filippo Vitale, nel portentoso Jusepe de Ribera, nel Maestro dell'Annuncio ai pastori (forse Juan Do). E ancora, nella schiera di paladini di una pittura cruda e di forte presa emotiva, da Massimo Stanzione ad Andrea Vaccaro e a Pacecco de Rosa, da Bernardo Cavallino ad Antonio De Bellis e a Domenico Gargiulo. Fino al trionfo della pittura barocca all'insegna della comunicatività "patetica" e del coinvolgimento emozionale, con Mattia Preti e Luca Giordano, Francesco Solimena, Filippo Falciatore, Francesco De Mura e Giuseppe Bonito.

Castel Sant'Elmo. Tesoro sconosciuto e imperdibile, quasi un regalo di Natale per chi vuole scoprire nel profondo la ricchezza napoletana. Qui infatti sfilano una serie di quadri e oggetti di culto databili dal 1600 al 1750 mai visti, di pertinenza di chiese o musei napoletani, da tempo, per motivi diversi, sottratti agli studi e alla conoscenza dei non addetti ai lavori. Un patrimonio anche restaurato negli ultimi venti anni dalla Soprintendenza. Con loro la mostra fotografica di Luciano Pedicini, un maestro dell'obiettivo al servizio del barocco, a immortalare particolari e dettagli di una grandiosità culturale. Seppur filtrato dalla macchina, lo spettacolo è altrettanto suggestivo.

Certosa e Museo di San Martino. Un'opera totale, quintessenza del barocco ideale, mostra di se stessa ma anche contenitore prestigioso per tre rassegne strategiche: "Il barocco in Certosa", "Scultura barocca" e "Ritratti storici e immagini della città". Come dice Spinosa, la Certosa appare come un viaggio nell'incredibile "teatro del sacro" in chiave barocca, tra la sua chiesa con gli ambienti adiacenti, la Farmacia affrescata da Paolo de Matteis, dove sono esposti oggetti e sculture selezionati per l'occasione, e le sale che furono destinate a ospitare le "immagini e memorie della città", e dove ora sfilano, per questa rassegna, anche altri ritratti di artisti e personaggi storici, firmati da Andrea de Lione, da Cavallino, da Solimena, da De Mura o da Bonito, e altre "vedute" della città, di Didier Barra, di Gaspar van Wittel o di Leonardo Coccorante.

Museo Duca di Martina. Un tuffo nel virtuosismo napoletano, dove la tradizione artigianale e il folclore dettano in uno spettacolo di estro e meraviglia. Nella deliziosa residenza che fu della duchessa di Floridia che è oggi sede del Museo Nazionale delle Ceramiche c'è tutto il mondo delle "arti applicate" napoletane. Dipinti, mobili, maioliche, argenti, vetri, cere colorate e porcellane di Capodimonte, nel nuovo allestimento messo a punto per l'occasione, che li vedono in affinità elettiva con una galleria di oggetti rocailles, divertissements, 'galanteriè e 'pastorelleriè dipinti da Filippo Falciatore.

Museo Pignatelli. Focus sulla "Natura in posa", genere fascinoso e tutto da riscoprire che qui viene passato al setaccio con scrupolo attraverso un'ampia selezione di opere realizzate da Giacomo Recco a Luca Forte, Tommaso Realfonso e Giacomo Nani.

Palazzo Reale. La Napoli delle grandi trasformazioni, tra politiche architettoniche in gara con le capitali europee da Vienna a Parigi a Madrid, gli interventi urbanistici, l'estro e l'ambizione dei nuovi reali. Tutto questo viene ripercorso attraverso tre interessanti percorsi espositivi qui allestiti: "Architettura, urbanistica e cartografia da Domenico Fontana a Ferdinando Sanfelice", "Dipinti e arredi barocchi nell'Appartamento Storico", e "Intorno alla Natività: scene e momenti di realtà familiare". La visita si articola tra Sala Dorica al piano terra, le sale della Biblioteca Nazionale e quelle dell'Appartamento Storico, quelle in particolare decorate in tempi diversi da Belisario Corenzio e Battistello Caracciolo, da Francesco De Mura e da Domenico Antonio Vaccaro. "Peccato, però - dice Spinosa - che siano da tempo scomparsi gli affreschi dello stesso De Mura e di Solimena per le stanze del re, anche se per quest'ultimo c'è almeno uno dei 'modellì noti, proveniente dal Museo di Bloomington ed esposto ora a Capodimonte, e quelli di Nicola Maria Rossi". Nella Cappella Palatina, accanto al grande presepe del Banco di Napoli, si possono scoprire oggetti liturgici e dipinti dal Sei al Settecento con soggetti variamente legati alla nascita di Cristo, dall'Annuncio a Maria alla Strage degli innocenti.

Itinerari barocchi. Non c'è che l'imbarazzo della scelta. Tra quelli consigliati da Nicola Spinosa, spicca il Pio Monte della Misericordia, con la celebre pala della "Madonna della Misericordia" del Caravaggio in chiesa, mentre a palazzo Zevallos, in via Toledo, si può scoprire la sala con l'ultimo dipinto del maestro lombardo, la tragica e umanissima "Sant'Orsola trafitta dal tiranno". Ancora, la Quadreria dei Girolamini, la chiesa della Nunziatella al Gesù Nuovo e la Cappella Sansevero. Dalla Cappella del Tesoro di San Gennaro, con annesso museo, ai Santi Apostoli, solo per rimanere in centro. Fuori, dall'Annunziata di Capua alla Reggia di Caserta (lo Scalone d'ingresso, il vestibolo e la Cappella Palatina, realizzati ancora in vita da Luigi Vanvitelli), dalla Reggia di Portici all'Abbazia di Mercogliano, dal Duomo o dalla chiesa di San Giorgio a Salerno alla Collegiata di Solfora.

Notizie utili - "Ritorno al barocco", dal 12 dicembre all'11 aprile 2010. Organizzazione Civita Revolution. Varie sedi. Info generali: www. ritornoalbarocco. it, 848.800.288, 06.39967050.

Museo di Capodimonte, Via Miano 2 (h 10,00 - 19,00 / chiuso mercoledì, intero ? 10,00; ridotto ? 5,00; ridotto gruppi ? 7,00, audio guida: ? 4,00; esposizione permanente mostra: ? 5,00)

Castel Sant'Elmo, Via T. Angelini 22 (h 10,00 - 19,00 / chiuso martedì, intero ? 6,00; ridotto ? 3,00; ridotto gruppi ? 4,50)

Certosa e Museo di San Martino, Largo San Martino (h 10,00 - 19,00 / chiuso mercoledì, intero ? 8,00; ridotto ? 4,00; ridotto gruppi ? 6,00)

Museo Duca di Martina, Villa Floridiana, Via D. Cimarosa 77 (h 10,00 - 14,00 ; sab.-dom. 10,00 - 19,00 / chiuso martedì, intero ? 6,00; ridotto ? 3,00; ridotto gruppi ? 4,50)

Museo Pignatelli, Riviera di Chiaia 200 (h 10,00 - 14,00 ; sab.-dom. 10,00 - 19,00 / chiuso martedì

intero ? 6,00; ridotto ? 3,00; ridotto gruppi ? 4,50)

Palazzo Reale, Piazza del Plebiscito 1(h 9,00 - 17,00 Sala Dorica; h 9,00 - 19,30 Appartamento Storico e Cappella Reale chiuso mercoledì, intero ?6,00; ridotto ?3,00)

Catalogo: in due volumi, Arte'm.


giancarlo (salv)agente di cambio